Approfondimenti - Roberto Favro continuando a parlare di Josè Silva:
- Gli emisferi cerebrali
Se avete una pur minima nozione di anatomia, sapete che il cervello ha una forma molto strana: assomiglia al gheriglio di una noce.
E’ formato da due mezzi – cervelli, che vengono appunto chiamati “emisferi” che sono vicini tra di loro, ma separati da una membrana; sono però collegati tra di loro mediante una specie di cordone nella zona inferiore, chiamato “corpo calloso”, costituito da un fascio di fibre nervose che consentono l’interscambio d’informazioni tra i due emisferi cerebrali.
Ciascun emisfero controlla la parte opposta del corpo.
La scoperta fondamentale riguardo ai meccanismi del pensiero proviene dal neurochirurgo statunitense Roger Sperry (1913 – 1994), premio Nobel per la medicina nel 1981.
Sperry ha portato l’umanità alla scoperta dei segreti della coscienza.
Di fronte a pazienti epilettici incurabili, per bloccare il passaggio delle convulsioni da un emisfero all’altro, effettuò interventi chirurgici di rescissione del corpo calloso. In tal modo gli emisferi non comunicavano più tra di loro.
I pazienti sopravvivevano, ma lo scienziato dovette constatare che essi venivano di fatto a disporre di due cervelli autonomi che si ignoravano a vicenda.
Egli dimostrò quanto prima s’intuiva solamente: che l’emisfero sinistro possiede la chiave del linguaggio e del calcolo, e quindi del ragionamento, mentre l’emisfero destro percepisce meglio lo spazio e il suono, e quindi la geometria e la musica.
Verificò anche fenomeni assai strani, per esempio:
Vennero poste davanti agli occhi di un soggetto con gli emisferi separati un pulcino e un’arancia:
- Con l’occhio sinistro bendato, l’occhio Destro portava le immagini all’emisfero sinistro, e il soggetto era in grado di descrivere con esattezza quanto gli stava davanti.
- Con l’occhio destro bendato, l’occhio sinistro trasmetteva l’immagine all’emisfero destro, e il soggetto riferiva di vedere cose stravaganti, tipo un’arancia piumata.
Era vero quanto intuito da Silva, che ciascun emisfero del cervello funziona da ricevitore, traduttore e trasmettitore.
La traduzione fatta dall’emisfero destro era del tutto soggettiva.
Il mondo degli scienziati è dominato da una prevalenza numerica di scienziati maschi: perciò, di fronte alle due categorie di funzioni dei due emisferi, chiamarono “maschile” l’emisfero sinistro, e “femminile” quello destro.
In tal modo davano la patente di essere razionale, logico, all’uomo, e lasciavano alla donna il ruolo di un essere guidato più dal sentimento che dalla ragione.
Nelle intenzioni di chi inventò quelle attribuzioni non vi era certamente l’idea di fare un complimento al gentil sesso, anzi, vi era più che una punta di ironia.
Ma con successivi studi fu evidente che chi ideò quella classifica con l’intenzione di sfottere le donne, in pratica si era dato la zappa sui piedi.
Infatti, andando a meglio definire le competenze di ciascun emisfero, risultò che il cervello sinistro fa ottimi ragionamenti, calcoli numerici, associazioni logiche; ma nulla più!
E non ti basta, direte voi, l’intelligenza dell’essere umano consiste appunto in quelle qualità! Invece, il cosiddetto cervello femminile (destro), a mano a mano che lo si studiava, rivelava capacità molto più nobili: l’immaginazione, i sentimenti, la creatività artistica, le capacità intuitive, tutto il bagaglio di potenzialità che fanno dell’essere umano qualcosa d’inimitabile, l’essere supremo descritto dalle religioni, dai poeti, e dai mistici orientali.
Josè Silva non ha ricevuto nessun premio Nobel, è sempre stato snobbato dalla “Intellighenzia” del mondo scientifico, (che potremmo tranquillamente chiamare “mafia”, nel senso di gruppo che si auto - protegge e tende a escludere chi non è del clan giusto).
Però, con pochi strumenti scientifici ma con una prodigiosa capacità di osservazione e deduzione, pervenne a conclusioni che man mano la scienza sta confermando.
La sua scoperta fondamentale, come già accennai all’inizio del capitolo, fu quella di trovare come, quando, e perché l’intelligenza di ciascun individuo si differenzia a livelli tanto clamorosi.
Dobbiamo portarci ai primi momenti della vita dell’essere umano:
Nei primi mesi di gravidanza, nel feto si formano le centinaia di miliardi di cellule nervose, al ritmo di migliaia per volta; quando nasce, il patrimonio di neuroni è ormai definito e non si può rinnovare.
Però non sono ancora formati tutti i circuiti nervosi, che collegano le cellule tra di loro e con gli organi e tessuti periferici. E con essi avviene l’evoluzione psichica che darà forma al carattere.
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Il Destino è ROM ( il meglio di ciò che uno può realizzare nel mondo )
- la memoria statica
Il Karma è RAM (il risultato delle proprie azioni passate<<l'esattore di Dio>>)
- la memoria volatile
- REM è la memoria Remota
Essere nell' avere
87070 CASTROREGIO Stefano Russo
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Nel neonato, in stato di riposo, la frequenza naturale in cui si sistema il cervello è a livello Delta; Con il passare del tempo, la frequenza snaturale si sposta ai livelli Theta e Alpha.
Il bimbo sta organizzando e sviluppando le sue facoltà, e la sua coscienza si appoggia, possiamo dire, preferibilmente sull’attività dell’emisfero destro.
Basta osservare un bambino piccolo che gioca: ha una fenomenale capacità di astrarsi dall’ambiente, un’immaginazione vivissima, quando si concentra in un gioco si estrania del tutto.
Invece è assai carente dal punto di vista del ragionamento logico: chi è genitore o sta in contatto con bambini piccoli, sa bene quanto sia talvolta esasperante far capire le cose al bambino:
Gli dici di non fare una cosa e lui subito la fa: non capisce i pericoli, non ragiona, e giù rimbrotti o sberle.
Gli dici di stare lontano dalle prese elettriche, soprattutto di non infilarci le dita, e se gli spieghi che facendo così muore, ti rendi conto che non afferra il concetto: allora cerchi di chiarirlo con prospettive spaventose, che cade per terra bianco come la cera, che lo metteranno in una cas- setta e lui lascerà il mondo e volerà in cielo.
Tutto soddisfatto per aver chiarito bene il concetto, non fai in tempo ad allontanarti che con la coda dell’occhio lo vedi trottare entusiasta verso la presa elettrica, e fai appena in tempo a evitare che infili le dita nei buchi della presa.
Allora ti rendi conto che la tua spiegazione, invece di tenerlo lontano dalla corrente elettrica, ha prodotto l’effetto contrario: diventare bianco, essere messo in una cassetta, volare in cielo, gli sembrano dei giochi straordinari, altro che l’automobilina o l’altalena: qui ci si diverte veramente!
Allora bisogna precipitosamente cambiare le immagini:
“se tocchi la presa elettrica non vedrai più la tua mamma, che addirittura andrà a comprare un altro bambino. Inoltre il tuo amato orsacchiotto se lo prenderà quell’altro bambino”.
Allora vedrete il bimbo stringere con più forza l’orsetto, e afferrare la gonna della mamma, perché non si allontani. La spiegazione questa volta è servita, perché gli abbiamo trasmesso le immagini giuste.
E, imparato il trucco di sfruttare l’ immaginazione del piccolo, la useremo per mettergli il pigiamino e fargli prendere sonno, o fargli inghiottire tutta la pappa: basta iniziare una bella favola, piena di colori e sensazioni, e proseguire senza sosta: il bimbo ha acceso un proiettore cinematografico nella sua testa, è imprigionato della sequenza ininterrotta d’immagini contenute nella favola, e non riesce a mettere in azione capricci o diaboliche invenzioni che ti impediscono di tenerlo a freno.
Questo perché l’emisfero destro della fantasia è dominante.
Poi, con la crescita, le cose pian piano cambiano.
Le favole non funzionano più come una volta, comincia a contestarne i passaggi illogici:
“se il lupo ha mangiato la nonna, come fa la nonna a uscire dalla pancia del lupo ancora viva? Ma non capisci che prima l’ha tutta masticata?”
Allora ti spazientisci, basta favole, ormai sei un ometto, dritto e in riga, obbedire, e fare il proprio dovere.
E così diventa un ometto, poi sarà un uomo: razionale, pieno di buon senso, eccetera eccetera. Nel suo cranio è avvenuto un cambiamento eccezionale, seppure invisibile:
L’emisfero sinistro, quello razionale, è diventato dominante.
Silva ha scoperto che questo non avviene in tutti: stima che circa il 10 % degli esseri umani continui a usare entrambi gli emisferi, senza che uno prevalga sull’altro.
Sia ben chiaro: si parla di cervello dominante, non è che il soccombente non funziona più: se leggo un romanzo, è l’emisfero destro che mi fa immedesimare nel protagonista, vivere le sue emozioni, vedere con la fantasia luoghi esotici o fantastici.
Il fatto è che quella fantasia è fine a se stessa, quando chiudo il libro le immagini si spengono, torno alla realtà, che è quella che i miei occhi vedono, e la ragione giudica. E tutto quello che faccio, le decisioni che prendo, tutto avviene sotto il dominio dell’emisfero sinistro.
Invece quel 10 % dell’umanità funziona con entrambi gli emisferi attivi: tutto il cervello lavora in modo armonico e coordinato, diventa uno strumento eccezionale
Si vive una vita più ricca, intensa di emozioni, la differenza è pari a quella che esiste tra radio e televisione.
Una parte di noi pensa, e l’altra crea l’immagine corrispondente.
E non sono solo immagini, ma tutto il repertorio sensoriale: il cuoco geniale immagina quale sapore verrà fuori da due ingredienti diversi, l’arredatore di un ambiente s’immagina quale effetto ne trarrà chi lo abita, gli esempi sono infiniti.
Mentre la parte logica sa solamente richiamare alla memoria un’informazione, la parte immaginativa non ha limitazioni, la mente può creare qualsiasi immagine, non solo ricordi, ma cose che non esistono.
IL NOSTRO CERVELLO TRADUCE LE SENSAZIONI PRIMITIVE A SECONDO IL PROPRIO CODICE LINGUAGGIO ACQUISITO NELLA REALTA' DI OGNI GIORNO
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L’Io - sostiene Freud - è un servo di tre padroni,
perché deve, nello stesso tempo, mettere d’accordo
il mondo esterno,
il Super-io ( la coscienza morale )
e l’Es” ( l'inconscio ).
Il filosofo introduce così, mediante questa tripartizione della vita psichica umana, la personalità dell’uomo moderno del Novecento, una personalità tormentata e instabile, apparentemente sicura di sé ma in realtà debolissima.
Friedrich Wilhelm Nietzsche sospettava che la coscienza coprisse e mistificasse gli istinti profondi da cui era determinata;
Freud ora la sospetta di riflettere in modo distorto tendenze e pulsioni inconsce che operano nel profondo della psiche.
Con la psicoanalisi “l’Io non è più padrone in casa propria”: di fronte all’Io cosciente, l’inconscio appare come una realtà estranea, una potenza psichica che gli sfugge e gli si oppone.
Freud cerca così di difendersi in questa realtà e reagisce arrivando a dire la famosa frase:
dov'era l'es deve diventare l'io.
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E questa è la strada per la creatività: creare con l’immaginazione qualcosa che non esiste, o perlomeno qualcosa che ancora non esiste, ma che in seguito si materializzerà.
Il pittore si pone di fronte ad una tela bianca, immagina qualcosa e poi con pennelli e colori la realizza.
Vedo un fiume impetuoso, voglio attraversarlo, e nella mia mente si crea l’immagine di un ponte.
Poi ci vorranno ore di lavoro, una quantità di pietre e legname, e il ponte esisterà davvero. Ma senza una mente umana che lo pensò, come avrebbe potuto realizzarsi?
Josè ha aperto la strada, e noi possiamo seguirlo con altrettanto successo, magari anche superarlo.
Josè ci porta per mano al punto dove abbiamo commesso l’errore, quando abbiamo scelto di vivere usando solo mezzo cervello, e ci insegna come fare a rimediare, mettendo in moto anche l’emisfero destro, che avevamo lasciato in disparte.
Capitolo 3:
impariamo le tecniche di Josè Silva
Adesso stai imparando a usare di più la tua mente, e a usarla in un modo speciale.
Capitolo 4: andare a livello
La prima cosa che l’allievo impara è quello che nel nostro gergo chiamiamo “andare a livello”: è un modo spiccio per definire il nuovo stato di coscienza di cui ci impadroniamo: andare ai livelli Alpha e Theta in stato di perfetta auto-consapevolezza. (andare in Alpha e Theta lo sappiamo già fare tutti, lo facciamo ogni notte, il guaio è che si dorme).
Questo nostro “andare a livello” è composto di tre fattori:
1. Portare il cervello a funzionare ai ritmi “alpha”.
2. Mettere in azione l’emisfero Destro.
3. Portare la nostra personalità maggiormente verso il polo positivo.
Passiamo ora ad analizzare ciascuno di questi tre punti.
Punto 1: Portare il cervello a funzionare ai ritmi “alpha”. È una cosa nuova per noi, dobbiamo “imparare” qualcosa di nuovo. Come si fa a “imparare” qualcosa?
Ritmo alfa
è il principale componente del tracciato del soggetto normale adulto in riposo sensoriale (prima dei 12 anni non appare bene costituito). Risulta da oscillazioni di frequenza comprese tra 8 e 12 cicli per secondo, con voltaggio di circa 50 microvolts e di aspetto sinusoidale, per lo più radunati in fusi. Prevale sulle aree occipitali e parietali e diminuisce di ampiezza e di quantità man mano che ci si avvicina alle aree anteriori. Il ritmo alfa scompare per effetto di stimoli sensoriali o di attività intellettiva (reazione di arresto), per ricomparire con il ritorno al riposo psico-sensoriale. Il ritmo di base è il ritmo alfa ("ritmo di Berger"), distinto in alfa lento (8-9 Hz), alfa intermedio (9-11.5 Hz) ed alfa rapido (11.5-13 Hz), ed ha un'ampiezza media di 30 microVolt (15-45 microVolt), che viene registrato ad occhi chiusi in un soggetto sveglio, soprattutto tra gli elettrodi occipitali e quelli parietali, rispetto ai centrali e temporali posteriori (EEG sincronizzato). Se si invita il soggetto ad aprire gli occhi, l'attività alfa scompare ed è sostituita da un'attività di basso voltaggio (inferiore o uguale a 30 microVolt) più rapida di tipo beta (desincronizzazione). Ritmi rapidi. Hanno frequenza superiore ai 14 cicli per secondo, hanno un voltaggio più basso ed hanno sede preferenziale nelle regioni rolandiche e prerolandiche. Il più regolare dei ritmi rapidi è il ritmo beta. Le onde alfa (8-13 c/s) sono caratteristiche in condizioni di veglia e di riposo mentale, ma non nel sonno, dove sono assenti (fatta eccezione per lo stadio R.E.M.). Quando un soggetto è sottoposto ad un'attività cerebrale maggiore, si registra la presenza del ritmo beta. Ritmo beta è distinto in beta lento (13.5-18 c/s) e beta rapido (18.5-30 c/s), e presenta un voltaggio medio di 19 microVolt (8-30 microVolt). Le onde beta sono dominanti in un soggetto ad occhi aperti, ma anche in stati di allerta e nel sonno R.E.M.
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La parola – chiave è “associazione”
Quando si impara qualcosa, qualsiasi cosa, eseguiamo un insieme di causa – effetto che nello stesso tempo associamo tra di loro.
Anche ora dobbiamo imparare qualcosa che ci è del tutto nuovo: portare il cervello a funzionare ai ritmi Alpha.
Vi sembra impresa impossibile, come fai a manovrare il cervello ? Eppure ci riuscirete, e anche con facilità.
L’allievo se ne sta seduto tranquillamente, a occhi chiusi, e ascolta la voce dell’istruttore. L’istruttore porta l’allievo in alpha mediante una guida verbale, con un sottofondo di vibrazioni sonore che trasmettono impulsi alle frequenze volute.
Nello stesso tempo lo guida a formare un’associazione che consenta all’allievo di poter andare in Alpha da solo, ogni volta che lo desidera, anche senza la guida del maestro.
Tra le svariate associazioni che si potrebbero adottare, Josè ha scelto il conto alla rovescia.
Normalmente il ritmo alpha si produce quando dormiamo: in tal caso il corpo è del tutto rilassato, e la mente è svuotata.
Noi invece non dormiamo, ma riproduciamo volontariamente le stesse condizioni.
Per creare l’associazione: numeri decrescenti – discesa verso l’Alpha, prendiamo la rincorsa: Si parte da un corpo con delle tensioni, per poi eliminarle.
La tensione dobbiamo crearla artificialmente, e si è scelta una tensione che dà molto fastidio, anche se non produce alcun danno, e che non si riesce a mantenere a lungo, tanto è faticosa.
Si tratta di stancare gli occhi: ruotandoli all’insù – io dico 45 gradi, il che significa ruotare gli occhi come se volessi guardarmi le sopracciglia – dopo una manciata di secondi non si riesce più a tenerli in quella posizione, sei obbligato ad abbassarli.
Mentre gli occhi sono sotto sforzo, devi pensare, contare mentalmente, e visualizzare il numero 5 parecchie volte.
Visualizzare: ecco una parola importante.
La facoltà di visualizzare appartiene all’emisfero destro.
Quando penso con l’emisfero sinistro, è un po’ come se parlassi da solo: “Vado qua, poi vado là, faccio questo, ho appuntamento con tale persona….” In pratica verbalizzo i miei pensieri.
Invece l’emisfero destro è anche chiamato “il cervello silente”: guarda delle immagini, vive delle sensazioni, prova sentimenti, ma in silenzio.
Se io penso al numero cinque, e mentalmente dico “cinque – cinque – cinque” sto usando l’emisfero sinistro.
Se nello stesso tempo immagino uno schermo televisivo, o una lavagna, o un foglio di carta, insomma qualsiasi cosa su cui si può tracciare il simbolo numerico 5, io sto usando anche l’emisfero destro.
Ed è proprio quello che voglio fare: usare entrambi gli emisferi, tutto il cervello.
Perciò, con gli occhi aperti e rivolti verso l’alto, io visualizzo e ripeto mentalmente “5 – 5 – 5 – 5
– 5” finché sento che le palpebre sono troppo stanche, e la voglia di chiudere gli occhi diventa insopportabile.
A questo punto chiudo gli occhi, le palpebre finalmente chiuse mi trasmettono una sensazione di sollievo, e nella mia immaginazione cambio numero: “4 - 4 – 4 – 4 – 4 “
L’elettroencefalogramma mi segnala che se rivolgo gli occhi leggermente all’insù, tecnicamente direi “inclinati di 20 gradi al di sopra del livello orizzontale”, si manifesta un incremento di produzione di onde tipo Alpha nella zona occipitale del cervello, l’area che è delegata alla visualizzazione.
Perciò vi conviene assumere l’abitudine di posizionare le vostre immagini mentali leggermente in alto.
Come suggerimento vi consiglio di toccare con un dito la radice superiore del naso, la fossetta ove il naso si congiunge con la fronte, un pochino al di sotto della linea che unisce le due sopracciglia, e di ruotare in alto gli occhi affinché guardino quel punto.
Poi chiudete gli occhi, rilassate tutta la zona, a questo punto potere togliere il dito, e sentite come gli occhi vanno a trovarsi da soli una posizione molto comoda, nel quadrante alto dello spazio di vista.
Memorizzate quella sensazione, che potrete ricreare quando farete comparire le vostre immagini mentali.
Abituatevi a tenere gli occhi rivolti in quel modo mentre visualizzate, e funzionerete meglio.
Abbiamo così impostato le due associazioni:
• Numero 5 = tensione nel fisico
• Numero 4 = scomparsa della tensione.
Dobbiamo ora affrontare un’ulteriore associazione: numero 3 = corpo rilassato.
L’allievo ripete mentalmente e visualizza il numero 3 più volte, mentre l’istruttore comincia una guida verbale che passa in rassegna tutto il corpo, cominciando dal cuoio capelluto:
“rilassa il cuoio capelluto, sentilo scorrere sul cranio, senti come si rilassa, senti la vibrazione dovuta alla circolazione, ….” E così via, scendendo man mano fino alla punta dei piedi.
Per questo passaggio Josè Silva si è ispirato al Training Autogeno, che è l’antenato di tutte le tecniche di rilassamento fisico. Funziona, il corpo abbandona le tensioni, alla fine della ripassata vi trovate con il corpo fisico libero da tensioni muscolari.
E questo rilassamento fisico il nostro cervello lo associa con il numero 3. Ecco fatta un’altra associazione:
• Numero 3 = corpo tutto rilassato
Poi andiamo ancor più nel difficile, dobbiamo associare il numero 2 con la mente rilassata. Invece è facile, basta contare e visualizzare il numero 2, mentre riviviamo le sensazioni che abbiamo veramente vissuto in certi momenti della nostra vita.
-una giornata al mare: significa prendere ombrellone, stuoia, crema abbronzante, un buon libro, e dedicare la giornata a fare niente: leggiucchiare, dormicchiare, sentire il calore del sole sulla pelle.
Per un po’ lasciamo a casa il lavoro, i fastidi, la mente si riposa.
L’istruttore vi fa rivivere svariate situazioni dove la mente è rilassata: una giornata a pescare, una passeggiata in un bosco, ecc.:
E il vostro cervello crea l’associazione:
• Numero 2 = mente ben rilassata.
Il numero 1 non ha bisogno di particolari associazioni: se la crea lui da solo, significa che sono arrivato dove volevo:
• Numero 1 = risultato finale = mente rilassata in un corpo rilassato.
Abbiamo così creato in stato di perfetta coscienza le condizioni in cui il cervello produce onde Alpha.
Un ulteriore approfondimento lo otteniamo con un passaggio da brivido:
Invece che semplicemente immaginare, dobbiamo fare molto di più: proiettarci dentro le nostre immagini mentali.
Arriviamo così al
Punto 2: mettere in azione l’emisfero Destro come emisfero dominante.
La differenza tra immaginare e proiettarci nelle immagini è un po’ come se, andando al cinema, invece di guardare semplicemente il film, noi entrassimo nella trama:
Sei seduto comodo nella tua poltrona, e guardi sullo schermo un film western: cavalieri che si sparano, indiani che attaccano ululando.
Se ti proietti dentro lo schermo, non sei più seduto comodamente nella tua poltrona, sei scaraventato dentro la prateria: allora il sole è alto nel cielo sopra la tua testa, e picchia, l’aria è fresca, senti l’odore della polvere, il paesaggio ora ti circonda da ogni lato, sopra di te, sotto i tuoi piedi……
Tu sei nella prateria.
Noi del corso però non scegliamo scene tanto angoscianti, anzi, ognuno sceglie quello che più gli aggrada per quello che chiamiamo “il luogo ideale di rilassamento”.
Sei stato in vacanza, hai visto luoghi belli in cui ti sei trovato a meraviglia, oppure ci sono luoghi ancora più belli che però hai solo visto nelle riviste o al cinema o alla televisione: con la fantasia puoi benissimo adottarlo come il tuo luogo ideale di rilassamento.
Un’insegnante americana che insegna un corso copiato dal Metodo Silva, lo chiama “Instant Holiday” (la “Vacanza Immediata”). Non hai bisogno del viaggio in aereo, dei bagagli, niente spese: con la tua fantasia puoi di colpo trovarti già sulla spiaggia tropicale, con il tuo drink preferito in mano, ben comodo sulla sdraio: davanti a te un mare dai colori fantastici, sopra di te stormiscono le palme, la sabbia è finissima, una leggera brezza ti accarezza la pelle.
A qualcuno potrebbe sembrare una patetica consolazione: non potendo andare a Tahiti mi accontento di sognarlo.
Ricordate però che la vostra coscienza si è trasferita nella dimensione in cui normalmente si dorme, e allora le cose cambiano:
d’accordo, non vi sveglierete con una bella abbronzatura, o una sgradevole scottatura, ma in compenso non avete speso un euro, e la mente si è riposata come se veramente voi foste stati in vacanza.
Volete fare una prova?
A occhi chiusi, immaginate di avere vicino al vostro volto un bel limone:
È così vicino che il naso ne sente il profumo delicato; aprite la bocca e immaginate di spremere sulla lingua il succo del limone. Ricordate il sapore aspro e pungente, ora il succo scende copioso, riempie la bocca…..
(Fate questa prova di immaginazione, poi riprendete la lettura).
Se avete immaginato con vivezza quello che i vostri sensi provano, vi troverete con la bocca piena di saliva.
Il limone era immaginario, non esiste, ma il cervello non lo sa, e allora mette in azione le sue difese:
Se il succo di limone entrasse in contatto con la mucosa della bocca piuttosto asciutta, la cuocerebbe (avete presente il carpaccio?).
Allora aziona subito le ghiandole salivari, a inondare di saliva la bocca, onde annacquare il succo di limone e neutralizzarne l’effetto corrosivo.
Il cervello non è in grado di distinguere tra immagini inventate e immagini reali: Un gioco malvagio che piace ad alcuni bambini è il divertimento di mandare di traverso il pranzo di un altro ragazzino che sta a tavola con loro:
“ho visto che sputavano nella tua minestra….gli spaghetti sono vermi vivi…..la carne che mangi l’hanno presa da un gatto finito sotto un’auto……”
Il divertimento sta nel vedere quale effetto provoca nella povera vittima dello scherzo: se gli passa solamente l’appetito, o addirittura gli viene voglia di vomitare.
Questo perché l’immagine mentale viene presa alla lettera dal cervello, che manda messaggi allarmati in giro per il corpo, a tutto l’apparato digerente che stia in guardia, se ha inghiottito cibo sbagliato, che se ne liberi immediatamente….
Riuscite a immaginare la tempesta di ordini che si incrociano dentro di noi ? Sembra di vedere una corazzata bombardata a tradimento…..
A questo punto, siamo arrivati al famoso livello alpha: la nostra coscienza non è più dove c’è il corpo, non ci ricordiamo di essere in una sala con altre persone, seduti su una sedia ascoltando una voce che vi giunge da lontano, un po’ va e un po’ viene, siamo in quello che viene definito “stato di coscienza crepuscolare”.
La nostra mente può vagolare qua e là, talvolta siamo come addormentati, qualcuno alla fine dell’esercizio esclama “Ahimè , ho perso l’esercizio, mi sono addormentato!”
In realtà non è così, non ha perso nulla.
Era in quegli stadi descritti da Josè Silva come prodromi di un’inversione completa della coscienza.
Siamo nel profondo Alpha o Theta, non fa differenza. E in questo stato avviene qualcosa di grandioso: Possiamo modificare il nostro carattere.
Sappiamo tutti quanto sia difficile, se non impossibile, toglierci di dosso dei difetti congeniti:
Punto 3: – portare la nostra personalità maggiormente verso il polo positivo.
Ebbene, quando siamo in Alpha, possiamo spostare verso il positivo la nostra polarità !
Questo perché la coscienza si è trasferita in livelli che di solito appartengono alla zona inconscia della personalità, dove hanno fatto nido le esperienze precedenti della nostra vita, e la melma del tutto si è condensata nella personalità.
Siamo arrivati a toccare un punto fondamentale: l’inconscio. Aprire il libro dell’inconscio significa aprire il vaso di Pandora.
(ricordate la figura mitologica? Pandora era una bellissima fanciulla alla quale Zeus aveva donato un vaso sigillato, con l’ordine di non aprirlo mai: ma Pandora, curiosa, lo aprì e dal vaso vennero fuori tutti i mali del mondo).
Secondo Sigmund Freud, il primo grande studioso dell’inconscio, siamo fatti come un iceberg.
Un iceberg è una montagna di ghiaccio che galleggia nel mare: in base alle leggi del galleggiamento, una parte emerge dall’acqua, e nove parti restano sommerse; ebbene, una parte di noi è quella di cui siamo consapevoli (come mi chiamo, quali sono i miei gusti, i miei ricordi, sono padrone delle mie azioni, ecc.)
Ma esiste in me una parte nove volte più grande, che mi è ignota, ma da cui sono condizionato e che mi costringe ad agire in un certo modo.
Prima di tutto il mio carattere: gli psicologi mi spiegano che si è formato essenzialmente nei primi anni di vita, dalle esperienze infantili: se avevo genitori illuminati o digiuni delle più elementari norme per educare nel modo giusto i figli: se li fai sentire incapaci ne farai degli insicuri, se li percuoti ne farai a loro volta dei genitori maneschi, se glie le dai sempre vinte ne farai dei prepotenti…..
A livello alpha, la tua coscienza si è spostata nella zona che normalmente appartiene all’inconscio, come quella durante il sonno quando l’inconscio produce il fenomeno che chiamiamo sogno, e chi ricorda i propri sogni sa quanto strani e misteriosi essi siano.
Adesso però arriva qualcosa all’inconscio: la voce dell’istruttore, che ti detterà frasi benefiche che arrivano diritto al bersaglio: vengono recepite e assorbite dall’inconscio, producendo l’effetto di spostare la nostra polarità verso il positivo.
Abbiamo così completato il percorso di “andare a livello”.
Per ritornare al livello Beta, l’istruttore conterà per voi da 1 a 5; arrivati a 5 aprite gli occhi, e siete tornati alla realtà dell’aula.
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USCITA
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Che cosa è successo ?
Apparentemente nulla, invece è successa una cosa importante, di cui vi renderete conto nel proseguimento delle lezioni.
Alcuni allievi hanno già sperimentato altre tecniche per andare in Alpha, e anch’io ho provato molte altre tecniche. Ma tutti mi confermano, ed io sono d’accordo, che nessun’altra tecnica ti porta così profondo.
In effetti, non c’è solo Silva che ti porta in Alpha, esistono tecniche millenarie, praticamente tutte nate in Oriente.
Vediamo le principali:
• Lo Yoga, nato probabilmente in Tibet e diffuso in India, che lavora sul fisico mediante posizioni che rendono agile la spina dorsale e con essa tutte le fasce nervose, i canali energetici, gli organi interni. Inoltre si lavora con la respirazione, e con essa si agisce sull’energia assorbita dall’ambiente esterno. Si lavora sui famosi sette centri energetici chiamati Chakra.
Il lavoro è lungo, ma i risultati sono ottimi. Però quasi tutti si fermano lungo il cammino, e non vanno molto oltre una buona ginnastica fisica.
Chi prosegue può ottenere risultati eccezionali, si passa dal fachirismo fino alla mitica Illuminazione, l’Estasi suprema, il Nirvana.
Invece la tecnica messa a punto da Silva porta ben altri risultati, giacché opera non solo sul cervello fisico, ma nel carattere della persona. Inoltre viene finalizzata a benefici molto pratici.
Seduto comodamente, chiude gli occhi, fa un respiro profondo, e mentalmente pensa e visualizza il numero 3 per tre volte.
Poi un altro respiro profondo, e pensa e visualizza il numero 2 per tre volte; Poi un altro respiro profondo, e pensa e visualizza il numero 1 per tre volte.
(Avrete notato che non facciamo più il numero 5 con gli occhi rivolti in alto, né il numero 4 quando li si chiude: questo era solo nei primi esercizi del corso, poi abbiamo ormai recepito tali associazioni e non abbiamo più bisogno di rinforzarle ogni volta).
Poi con l’immaginazione creiamo attorno a noi il nostro luogo ideale di rilassamento.
Quando siamo nel nostro luogo ideale, rinforziamo l’associazione “numeri decrescenti= =livelli più profondi” contando ancora da 10 a 1.
Se avete l’impressione che non sia sufficiente, che siete ancora seduti sulla vostra sedia, insistete nei conti alla rovescia, magari da 25 a 1, o da 50 a 1,o addirittura da 100 a 1.
Studiando i tracciati di onde cerebrali, i consumi di ossigeno, lo stato di rilassamento del tono muscolare, la temperatura corporea, le modifiche profonde accertate con analisi del sangue, si verifica che il livello insegnato da Silva è analogo alla meditazione profonda Yoga e Zen.
i pensieri nocivi e negativi non hanno nessun effetto su di me
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La differenza fondamentale però sta nelle condizioni della mente: svuotata e passiva nella meditazione tradizionale, attiva e carica di energia nel livello che raggiungiamo noi.
Quando vi sentite bene a vostro agio, potete aggiungere qualcosa nel vostro luogo di rilassamento:
Una lavagna, o uno schermo, qualcosa su cui voi stessi scrivete, oppure, se siete pigri, fate scrivere da qualcun altro.
E su tale schermo vedrete comparire, o scriverete voi stessi, alcune frasi benefiche che avrete imparato a memoria in precedenza.
Josè Silva ne suggerisce alcune, che qui vi riporto:
• “La differenza tra la mentalità di un genio e la mentalità normale è che un genio usa una maggior parte della propria mente e la usa in un modo speciale.
• Adesso sto imparando a usare di più la mia mente, e a usarla in un modo speciale”.
• “Le mie facoltà mentali si sviluppano sempre più per servire me stesso e servire meglio l’umanità”.
• “Ogni giorno, in ogni modo, io miglioro di bene in meglio”.
• “Pensieri positivi mi portano i benefici e vantaggi che io desidero”
• “Manterrò sempre il corpo e la mente in perfetto stato di salute”
Per terminare l’esercizio e uscire dal livello, non avete bisogno di servirvi della sveglia (a meno che non abbiate un appuntamento imperdibile).
Il livello Alpha funziona come il sonno: se non mettete la sveglia, resterete addormentati per sempre? Certo che no, quando il corpo si è ricaricato di energia, vi costringe a uscire dal letto, a meno che siate seriamente ammalati.
Con l’esercizio di Silva succede lo stesso, ma invece che una notte vi basta una ventina di minuti.
Poi sentirete la voglia di uscire dal livello, e uscirete con calma, contando da 1 a 5.
Fate una piccola sosta quando arrivate al 3, dicendovi: “Quando arriverò a 5 aprirò gli occhi e starò perfettamente bene”
Tale pausa è utile com’è utile ai sommozzatori che emergono dal profondo, devono sostare per consentire all’organismo di riadattarsi alle pressioni ridotte.
Qui è analogo: l’organismo a livello Alpha aveva mutato alcune condizioni, tipo il ritmo del cuore, il respiro, la temperatura.
Con il tempo che serve per contare da 1 a 5, più la piccolissima pausa al numero 3, l’organismo esce dal livello perfettamente riadattato.
L’andare a livello regolarmente, ogni giorno, dovrebbe essere un impegno che vi assumete: nei primi tempi dovremo lottare con l’eterno nemico, la pigrizia.
Ma se riuscite a farle capire che siete più forti di lei, si ritirerà in buon ordine, e non vi distur- berà più: all’ora in cui decidete di andare a livello, diventerete impazienti tanto è il desiderio di ritornare nei vostri luoghi mentali.